#41

 

LA STIRPE DI HULK

 

PARTE SESTA

 

VEDERE ROSSO

 

Di Carlo Monni

(con il contributo di idee, concetti e personaggi di Mickey e Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            Il mio nome è Clay Quartermain e sono un agente dello S.H.I.E.L.D. la famosa agenzia internazionale di mantenimento della pace mondiale. Potreste, quindi, pensare che nel corso della mia carriera io abbia, diciamo così, visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare ed avreste ragione.

            Non sarei dovuto rimanere stupito nello scoprire chi era penetrato nel magazzino n. 5 dell’installazione segreta che ospita oggetti di natura esoterica… e a proposito, chiariamo subito una cosa: se anche l’Arca dell’Alleanza è lì, io non l’ho vista.

            Ma lasciamo perdere le divagazioni e torniamo a dove eravamo: stavo dicendo che non sarei dovuto rimanere stupito nello scoprire chi era l’intruso, ma fu esattamente quel che mi accadde.

            Era una donna, su questo non potevano esserci dubbi: aveva tutte le curve giuste nei posti giusti. Era anche alta un paio di metri, aveva la pelle color rosso brillante ed un’aria decisamente minacciosa.

-Betty?- esclamai.

-Sono molto più pericolosa di Betty Ross.- replicò lei con voce dura avanzando verso di me.

            Ora non dovete pensare che il fatto che quella davanti a me potesse essere Betty Ross mi frenasse in qualche modo, sono un tipo professionale e non lascio mai che i miei sentimenti personali interferiscano col mio lavoro. In altre parole: sparai. Non servì a molto, però, perché i proiettili si fusero ancora prima di raggiungerla.

            Devo aver dimenticato di dire che la signora, signorina o quello che era, in questione emetteva calore e che questo calore stava aumentando. Ora, non è che io non apprezzi una pupa calda, se capite quel che voglio dire e con tante scuse alle signore presenti, ma lei era davvero troppo calda, scottava addirittura e non è un eufemismo.

            Mi sferrò un pugno che evitai di misura saltando di lato. Ho citato il fatto che al corso di educazione fisica sono arrivato secondo? È difficile essere primi se hai Jasper Sitwell[1] come compagno di corso.

            Il pugno della She-Hulk Rossa, non mi viene in mente un nome migliore, scusate, finì contro una parete e l’attraversò da parte a parte lasciando un buco fumante.

            Cercai di non pensare a come avrebbe potuto essere ridotta la mia testa se quel pugno l’avesse raggiunta e regolai la mia pistola per il tiro a raffica. Quelli che avevo sparato non erano normali proiettili ma non ottennero risultati migliori.

            Mentre la mia avversaria tentava di colpirmi, arrivarono finalmente i rinforzi, ovvero un paio di squadre. Quei bravi ragazzi rimasero sconcertati per qualche secondo prima di sparare quando la videro e quando finalmente si dettero da fare non ottennero risultati migliori dei miei. 

La She-Hulk Rossa li travolse in corsa come se lei fosse una palla da bowling e loro i birilli. Senza fermarsi o guardarsi indietro sfondò la porta e raggiunse il corridoio.

Mi fermai a guardare gli agenti. Quasi tutti erano a posto ma qualcuno aveva segni di bruciature superficiali.

-Chi è in grado di seguirmi, lo faccia.- ordinai.

            Volevo prendere quella sgualdrina rossa ma non ero affatto certo di poterci riuscire.

 

            Un bel po’ più a ovest di quel magazzino in una base che ufficialmente non esiste, per la precisione non molto distante da Salt Lake City, un proiettile di una lega speciale stava viaggiando diretto verso la testa di un individuo noto molto appropriatamente come Hulk Rosso.[2] Che fosse in grado di fargli male come speravano i suoi progettisti, gli interessati erano destinati a non saperlo, almeno per questa volta, perché una giovane donna dai capelli rossi e la pelle verde, vestita di un costume attillato, spinse via Hulk Rosso un attimo prima che il proiettile potesse colpirlo.

            Dalla sua postazione il Brigadiere Generale Reginald Fortean non poteva sentire le parole di Hulk Rosso ma dall’espressione che aveva, si poteva dire con sicurezza che dire che era arrabbiato era come dire che l’uragano Katrina era un semplice temporale estivo.

            Fortean tentò di sparare ancora ma quella furia color rubino piombò sul suo elicottero distruggendo tutto quello che trovava. In breve quel gioiellino da svariati milioni di dollari fu un cumulo di rottami che non avrebbe volato ancora per molto.

            Ad onor del vero, bisogna dire che Fortean non tentò di scappare, sembrava deciso a recitare la parte del capitano che affonda con la propria nave. Non mosse un muscolo, pare, nemmeno quando Hulk Rosso gli si piantò davanti alzando i pugni e dicendo:

-Tu volevi uccidere Hulk Rosso ma ora Hulk Rosso uccide te!-

-No!-

A parlare era stata la ragazzina dai capelli rossi ed i capelli verdi. Certo, chiamare ragazzina quell’amazzone di due metri poteva sembrare riduttivo, ma a quanto pare era davvero molto giovane.

-Perché?- chiese, perplesso, Hulk Rosso -Lui è il nemico.-

-E tu hai distrutto il suo elicottero e le sue armi. Non è nulla senza di esse.-

            Hulk rifletté meno di un secondo, poi vibrò un possente pugno al pavimento dell’elicottero che cedette rovinosamente. Senza curarsi di Fortean saltò giù.

            Il Generale piombò giù a sua volta e si sarebbe indubbiamente spiaccicato al suolo se la ragazza non l’avesse afferrato al volo.

-Chi sei?- le chiese Fortean.

-La figlia di Hulk.- fu la sua risposta.

 

            A poca distanza da lì, nella capitale dello Utah, un’auto avveniristica color rosso fiammante era appena passata sopra un gigante afroamericano dalle intenzioni molto cattive nei confronti della supereroina nota come She-Hulk.

Dall’auto erano scesi un uomo muscoloso dai capelli verdi ed una donna attraente che indossava un vestito verde. Il rosso e il verde sono colori molto ricorrenti in questa storia.

-Doc Samson!- esclamò She-Hulk riconoscendo l’uomo -È un piacere vederti.-

-Anche per me, Jen.- rispose Leonard Samson -Conosci la Dottoressa Angela Cleaver?-

-Credo di averne sentito parlare, compagna di università di Bruce, giusto?- replicò Jennifer Walters stringendole la mano.

-Abbastanza giusto, sì.- replicò l’altra.

            Samson gettò uno sguardo all’uomo a terra e chiese:

-Chi era questo tizio?-

            Prima che She-Hulk potesse rispondere l’uomo in questione si mosse e tentò di alzarsi. Uno sparo echeggiò improvviso, un foro rossastro si aprì sulla sua fronte e lui ricadde al suolo. Contemporaneamente una voce di donna disse:

-Un uomo molto molto cattivo di nome Pratt.-

            I presenti si voltarono in direzione della voce e videro una donna molto attraente di chiara origine latinoamericana vestita con una maglietta aderente che le lasciava scoperto l’ombelico, minishorts e stivali quasi al ginocchio. Impugnava una strana pistola.

            Abbozzò un sorriso e disse, rivolta a Samson:

-Il mondo è piccolo, non è vero, Len?-

            Sul volto di Samson un’espressione di assoluto stupore mentre mormorava:

-Sandra?-

 

 

2.

 

 

            Cosa facesse Hulk in questo periodo, nessuno lo sa con certezza. Era stato impegnato in una battaglia privata con la superdonna venuta dal futuro chiamata Thundra. A quanto pareva, lei veniva da un futuro distopico in cui maschi e femmine non solo vivevano separati ma erano in perenne guerra gli uni contro le altre.

            Thundra era tornata indietro nel tempo per battere Hulk e dimostrare così la superiorità femminile anche sul più forte dei maschi.

Si erano scambiati un po’ di colpi poi, improvvisamente, lui l’aveva presa per i polsi ed aveva spiccato uno dei suoi balzi giganteschi poi erano scomparsi alla vista.

            Si poteva solo sperare che avessero trovato un modo per appianare le loro divergenze.

 

            La misteriosa She-Hulk Rossa sembrava scomparsa lasciandomi decisamente frustrato.

-Agente Quartermain, venga a vedere!-

            Raggiunsi l’Agente che mi aveva chiamato e lo trovai vicino ad un buco nella parete abbastanza grande da far passare la donna in questione.

-Sembra che la nostra preda se la sia filata all’esterno.- disse l’agente.

            Sì, così sembrava o forse era solo quello che lei voleva farci credere, dovevo appurarlo in qualche modo. Senza esitare mi diressi a passo di marcia verso una certa stanza seguito dal resto della squadra.

            Arrivato a destinazione, bussai alla porta ripetutamente ed energicamente intimando:

-Apri immediatamente, Betty, o butto giù la porta!-

            Trascorse qualche istante, poi Betty Ross aprì e si affacciò sulla soglia. Indossava solo una vestaglietta e mi guardava con un sorrisetto irridente.

-Quanta foga, Clay.- disse -Se volevi farmi visita non era necessario che venissi addirittura con la scorta.-

            Ci fu qualche risolino alle mie spalle ed io mi sentii avvampare. Mantenni il controllo e replicai:

-Una specie di She-Hulk Rossa ha forzato uno dei magazzini.-

-Una She-Hulk Rossa? E tu hai pensato che fossi io?-

-Sei già capace di assumere due forme gamma potenziate, perché non una terza?-.

-Giusto. E perché fidarsi della cara vecchia Betty? Se vuoi perquisire la mia stanza fai pure e magari anche me, chi lo sa? Potresti trovare qualcosa in posti inaspettati.-

            Altre risatine ed improvvisamente mi resi conto in che stupida situazione mi ero cacciato. Una perquisizione non sarebbe servita a nulla, ne ero certo, così come ero sicuro che avrei rivisto la She-Hulk Rossa.

 

            Nella stanza da letto di un piccolo appartamento di Washington D.C. una donna con un gusto discutibile in fatto  di colore dei capelli arrancava nel buio cercando di raggiungere il telefono sul comodino. Quando finalmente ci riuscì il tono della sua voce nel rispondere era chiaramente irritato:

-Pronto?-

<<Agente Hand>>

            Il suono della voce dall’altra parte bastò a spazzar via le residue ragnatele dal suo cervello e fare mutare anche tono.

            L’Agente Speciale Supervisore del F.B.S.A. Victoria Hand balzò immediatamente a sedere sul bordo del letto dicendo:

-Sì, certo. Va bene. Mi dia dieci minuti per vestirmi e posso essere a Quantico in... capisco. Va bene. Mi farò trovare pronta.-

            La conversazione finì e Victoria Hand cominciò a vestirsi iniziando dalle calze.

Alle sue spalle, dal letto, una voce di donna chiese:

-Che succede, Vicky?-

-Il maledetto lavoro, ecco che succede, Isabelle. Le emergenze arrivano sempre quando meno le vorresti, tu dovresti saperlo bene quanto me.-

            Mentre rispondeva, Victoria si era vestita: camicetta di pizzo, gonna appena sopra il ginocchio e scarpe non troppo alte. Ora si stava agganciando una fondina ascellare che poi sarebbe stata nascosta dalla giacca tagliata appositamente.

-Qualcosa che riguarda anche lo S.H.I.E.L.D.?- chiese la donna di nome Isabelle.

-Non credo, anche se non si può mai dire.-

            Victoria si guardò allo specchio e si aggiustò i capelli scuri con meche rosse, poi infilò gli occhiali.

-Forse dovrei salire sul tetto.- borbottò -L’elicottero inviato dalla Vice Direttrice Hill dovrebbe arrivare tra poco.-

            Improvvisamente si udì il rumore di motori e rotori in avvicinamento, poi la stanza fu investita dalla luce di un faro.

-Anzi: è già qui.-

-Maria Hill ha un’idea tutta sua della discrezione.- commentò Isabelle.

 

 

3.

 

 

            Jeremiah Warrick, l’insolito direttore dell’altrettanto insolito dipartimento esoterico dello S.H.I.E.L.D. poteva anche essere preoccupato ma non era facile capirlo: un incantesimo sfuggito al controllo gli aveva lasciato la testa di un gufo ed io non sono mai stato molto bravo nel decifrare le espressioni facciali dei gufi.

-Questa complicazione non ci voleva.- disse Warrick sbuffando -Mi chiedo se quella She-Hulk Rossa, come l’hai chiamata tu, Quartermain, cercasse proprio il Vaso di Pandora. È una bella coincidenza che sia arrivata qui proprio ora.-[3]

-Vero. Tenete altre cose di valore qui?-

-Praticamente tutto. Ogni pezzo ha un suo valore intrinseco che aumenta se uno sa come usarlo senza farsi ammazzare.-

-Qualcosa del tipo: non toccare l’Arca dell’Alleanza se non vuoi scatenare la collera di Dio?-

-Esattamente quello, sì.-

-A proposito…-

-No! O meglio: non lo so, lo S.H.I.E.L.D. non esisteva nel 1936.-

            Mi stavo chiedendo se fosse serio quando lui cambiò improvvisamente discorso;

-Torniamo alla tua She-Hulk Rossa. Le telecamere di sorveglianza non mostrano nulla, sai cosa vuol dire?-

-Certo!- ribattei -Sapeva come eluderle,o forse aveva un dispositivo di criptaggio.-

-O un incantesimo, non trascurare questa possibilità.-

-Hai ragione e pensa a questo: se non è stato un lavoretto interno… ed anche se lo è stato, questo vuol dire che là fuori c’è qualcuno che conosce questo posto e la sua ubicazione. I tuoi segreti non sono più tali.-

Difficile dire, guardandolo, se la cosa lo avesse turbato. Rimase silenzioso forse riflettendo su quanto gli avevo detto ma ecco che qualcosa ci distrasse tutti.

Fu fatta entrare una nuova ospite, un’altra consulente a cui Warrick aveva accennato a cena la sera precedente: una professoressa dell’U.C.L.A.[4] esperta in mitologia. Nulla di strano: lo S.H.I.E.L.D. si serviva spesso di consulenti esterni su certe questioni. Mi chiedevo a cosa servisse un’altra esperta di mitologia quando avevamo già la Dottoressa Sofia Di Cosimo che aveva l’aria di essere molto competente, oltre che carina.

Mi dimenticai di tutto quando nella sala fu introdotta quella che Warrick presentò come:

-La Professoressa Victoria Nutley Starr.-

            Definirla bella era come definire il sole caldo. Poteva avere trent’anni, indossava un abitino rosso corto e senza maniche ma con una profonda scollatura. I capelli biondi le ricadevano sulle spalle e sulla schiena, gli occhi azzurrissimi richiamavano alla mente il mare.

            Non prendetemi per un poeta: quella donna trasudava letteralmente sex appeal allo stato puro e stavo decisamente faticando a rimanere impassibile. Quando parlò con una voce melodiosa dicendo semplicemente:

-Buongiorno.-

            Ci ritrovammo tutti a sorridere come ebeti. Mi aspettavo che da un momento all’altro io e tutti i maschi presenti ci saremmo ritrovati con la mascella cascante e la lingua penzoloni come il famoso lupo di Tex Avery.[5] Maledissi le tute attillate dello S.H.I.E.L.D.

            Il momento passò e riprendemmo tutti il nostro autocontrollo. Quanto a lei, sembrava che trovasse la nostra reazione come qualcosa di assolutamente normale il che non fece che aumentare la mia curiosità su Victoria Nutley Starr.

 

            Altrove, nella ridente cittadina di Salt Lake City, Utah, stava avvenendo una inaspettata riunione.

-Voi due vi conoscete?- esclamò, sorpresa, She-Hulk rivolta a Doc Samson e Sandra Verdugo.

-Io e… uhm… il Sergente Verdugo ci siamo conosciuti una decina di anni fa.- rispose Samson con un certo imbarazzo.

-Otto anni e undici mesi per essere esatti.- precisò la donna.

-Che memoria.- commentò Angela Cleaver -Complimenti.-

-Nel mio lavoro è importante.-

-Sergente?- intervenne ancora She-Hulk -Da quando gli agenti del F.B.S.A. hanno i gradi militari?

-Ero nelle Forze Speciali,.- ammise Verdugo con un mezzo sorriso.-Tiratrice scelta. Storia vecchia, ormai.-

-E non è il caso di rivangarla adesso.- tagliò corto Samson -Ora voglio sapere chi è questo… Pratt.-

-Un agente dell’F.B.S.A. come me. Facciamo entrambi parte di una speciale divisione che impiega agenti dotati di superpoteri.-

-Il Programma S.T.A.R.S.? Ne ho sentito parlare ma credevo…-

            Ancora Sandra fece un sorrisetto e replicò:

-Non tutti i superumani usano vestirsi con costumi sgargianti ed usare stupidi nomi in codice. Alcuni di noi usano i loro poteri solo in caso di necessità.-

-Non eri una superumana quando ci siamo conosciuti.- interloquì Samson.

-Lo sono diventata in seguito, infatti, e anche Pratt. Lui ha il potere di aumentare la sua massa e la sua forza e di rigenerarsi molto in fretta.-

-Un fattore di guarigione stile Wolverine? Allora rischiamo di trovarcelo di nuovo tra i piedi tra non molto.- intervenne She-Hulk.

-La pallottola speciale che gli ho sparato nel cervello dovrebbe tenerlo buono per abbastanza tempo da permetterci di renderlo innocuo.-

-Collari inibitori, giusto? Chissà se Pratt si aspettava che li avrebbero usati contro di lui?-

-Quindi, se ho capito bene, questo Pratt ha saltato il fosso e si è rivelato uno dei cattivi.- disse ancora Doc Samson.

-Io e lui eravamo stati incaricati di… prelevare Rick Jones e portarlo al Quartier Generale perché fosse interrogato a proposito dello Starbrand che possiede.-

-Cos’è uno Starbrand?- chiese la Dottoressa Angela Cleaver.

-Lo Starbrand è un’arma aliena di potenza inimmaginabile… se è autentico, e proprio questo dovevamo appurare io e Pratt, ma lui si è improvvisamente rivelato come una talpa al servizio di qualcuno ancora ignoto che vuole lo Starbrand per motivi personali.-

-Non ci ha ancora detto qual è il suo superpotere, Agente Verdugo.- intervenne ancora Angela.

-Sopravvivere.- fu la secca risposta

              Prima che qualcuno potesse chiedere maggiori spiegazioni, una voce risuonò alle loro spalle:

-E ti servirà, puttana, perché intendo fare a pezzi te ed i tuoi amici.-

              Pratt era di nuovo in piedi ed il buco sulla sua fronte si stava richiudendo.

                                                                                                                              

              Reginald Fortean osservò la ragazza che aveva detto di essere la figlia di Hulk - dell’Hulk originale, non di quello rosso, ne era certo - allontanarsi con un balzo. Se credeva che avrebbe rinunciato a dar loro la caccia, non lo conosceva affatto, ma avrebbe imparato a farlo a sue spese.

              Un autoblindo gli si affiancò ed un giovane ufficiale si sporse e chiese:

-Tutto bene, signore?-

-Sto benissimo.- replicò Fortean balzando a bordo -Il Generale Fredricks?-

-È rimasto leggermente ferito. Nulla di grave, ma ha perso i sensi. Ho dato ordine di riportarlo alla base.-

-Ha fatto benissimo. Quindi ora il comando è passato a me.-

              Il Generale rifletté per qualche istante poi aggiunse:

-Avvisi tutte le unità: andremo dietro a quei due bastardi e non ci fermeremo finché non li avremo catturati o uccisi.-

              Ed era maledettamente chiaro che diceva sul serio.

 

 

4.

 

 

              La ragazza che si faceva chiamare Scorpia era nei guai e lo sapeva: aveva di fronte a sé otto guerrieri alieni, tre femmine, due maschi e tre su cui preferiva non esprimere opinioni premature, addestrati fin dalla nascita e temprati nelle arene di un lontano pianeta.

              Per quanto fosse ancora giovane, Scorpia era già una delle migliori agenti operative dell’organizzazione criminale conosciuta come A.I.D.[6] ed aveva anche dei superpoteri. Quanto agli alieni, si facevano chiamare Fratelli di Guerra ed avevano giurato fedeltà a Hulk. Agivano sul presupposto che Scorpia avesse intenzioni ostili nei confronti del loro leader e forse non avevano tutti i torti.

              Vedendosi circondata, Scorpia prese, forse, la decisione sbagliata: attaccò per prima. Dal suo braccio sinistro uscì una scarica di una potente tossina che investì in pieno la guerriera dalla pelle grigia ed il corpo statuario di nome Caiera l’impetuosa.

              La donna tremò, barcollò all’indietro, tossì ma non cadde.

-Se speravi di farmi male…- disse alla sua nemica -… hai sbagliato!-

              Nel frattempo il resto dei Fratelli di Guerra aveva rotto gli indugi ed attaccato Scorpia. La ragazza poteva ringraziare tutte le ore che aveva passato in palestra se riuscì ad evitare i colpi dei suoi avversari. Un’altra fortuna era che questi alieni preferivano usare solo armi bianche e non qualche strana diavoleria tecnologica.

              Mentre evitava un colpo di lancia, la giovane pensò che le sembrava di trovarsi sul set di uno di quei film fantasy in cui le donne sono tutte mezze nude e gli uomini non sono da meno.

              Sferrò un calcio ad un guerriero della stessa razza di Caiera e sentì un dolore acuto mentre ricadeva a terra e lui rimaneva impassibile.

              Scorpia sperò di non essersi rotta un piede, ma quando alzò gli occhi e vide le due donne dalla pelle rossa incombere su di un lei puntandole contro due grosse spade, capì che quella poteva essere la minore delle sue preoccupazioni.

             

              La colonna di blindati avanzava compatta verso Salt Lake City. Un ufficiale si rivolse al Generale Fortean:

-Ormai è chiaro che quei due sono diretti in città, che facciamo, Signore?-

-Li seguiamo.- rispose Fortean risoluto -I nostri ordini sono chiari: neutralizzare Hulk Rosso e chiunque lo spalleggi dovunque e con qualunque mezzo ed è esattamente quello che faremo.-

              Se anche l’ufficiale avesse avuto qualcosa da replicare, non ne ebbe il tempo, perché un elicottero iniziò la manovra di atterraggio proprio davanti alla colonna militare ed una voce echeggiò attraverso la radio:

<<Si fermi, Generale Fortean! È un ordine!>>

              Fortean conosceva quella voce, ma com’era possibile? Che stava succedendo? La colonna si arrestò proprio mentre l’elicottero atterrava. Ne scesero due donne ed un uomo. La più giovane delle donne indossava la divisa verde oliva dei Marines e la più anziana indossava un tailleur color vino ed aveva ciocche rosse nei capelli scuri ma era l’uomo ad attirare l’attenzione di Fortean, prontamente sceso dal suo automezzo: capelli e baffi bianchi, vestito di scuro, portamento marziale.

-Generale[7] Ross!- esclamò sorpreso -Che ci fa qui?-

-Sono venuto a fermarla, Fortean.- rispose Thunderbolt Ross -La caccia a Hulk Rosso è finita per lei.-

-Con tutto il rispetto, Signore, lei non è più in servizio attivo e non può più darmi ordini.-

-Io no, ma il Segretario alla Difesa sì ed anche il Presidente. Tenente Benedict…-

              La ragazza con la divisa dei Marines porse a Ross dei fogli che lui, a sua volta, passò a Fortean dicendo:

-Ordine del Segretario che le intima di interrompere tutte le operazioni e rientrare alla base di Paterson. Ordine Esecutivo del Presidente che affida di nuovo la gestione dell’affare Hulk Rosso al F.B.S.A. ovvero, in concreto, all’Agente Victoria Hand qui presente.-

-Agente Speciale Supervisore.- precisò la donna in tailleur -Da ora in avanti Hulk Rosso è un problema delle autorità civili e non di quelle militari. Torni a casa, Generale.-

-Come… come ha fatto?- chiese Fortean a Ross.

-Nonostante tutto, c’è ancora gente che mi deve dei favori e li ho riscossi.- replicò lui con un sorrisetto.

-Da lei non me l’aspettavo.-

-Davvero? Lei è sempre stato una testa calda, Fortean. Sul serio voleva portare un reparto in assetto di guerra nel bel mezzo di una città? Dovrebbe essermi grato che l’ho fermata appena in tempo.-

-Questo non è giusto.-

-Poche cose nella vita lo sono, ma questa sì.-

 

              Intanto che ne era stato dei bersagli mancati del Generale Fortean? Di balzo in balzo Hulk Rosso e Lyra avevano raggiunto Salt Lake City e precisamente il punto in cui She-Hulk e Doc Samson stavano battendosi con il redivivo Agente Pratt.

              Pur con la mente ottenebrata Hulk Rosso sapeva riconoscere gli amici dai nemici e così piombò addosso a Pratt e Lyra lo seguì.

-Hulk Rosso spacca!- proclamò il Gigante di Rubino colpendo il suo nemico.

              Insieme i due uomini e le due donne potenziati dal raggi gamma colpirono ripetutamente Pratt ma lui sembrava assorbire i loro colpi come se fosse fatto di gomma.

              Fece una risata e disse:

-Nulla di quello che potete farmi può fermarmi. Nulla può farlo!-

-Davvero? Vediamo se è vero anche per me.-

              Rick Jones era arrivato e sembrava arrabbiato.

-Spostatevi.- intimò.

              Hulk Rosso si fece da parte e Lyra chiese:

-Ma perché?-

              Doc Samson la prese per un polso e replicò:

.Dagli retta, sa quel che fa… spero.-

              Jones avanzò verso Pratt e disse:

-Volevi lo Starbrand? Eccotelo!-

              Dal marchio inciso nel palmo della mano destra di Rick partì un raggio di energia che avvolse completamente Pratt. Per la prima volta i presenti lo udirono urlare di dolore: un grido che aumentò sempre più di intensità per poi cessare del tutto. Quando poterono guardare di Pratt non restava che un mucchietto di cenere.

-Io non… non volevo questo.- balbettò Rick .

-Bah, non piangerò certo per lui.- commentò Sandra Verdugo.

-Ed io nemmeno.- aggiunse Samson -Peccato che non sapremo mai per chi lavorava davvero.-

-Dici? Io non ne sarei così sicura.- ribatté She-Hulk -Ho abbastanza esperienza in queste cose da sapere che chiunque abbia mandato Pratt ci riproverà prima o poi.-

-Io non ci ho capito molto.- intervenne Lyra -Mi chiedevo, però, una cosa: dove sono mio padre e mia madre?

-Proprio qui.-

              Tutti si volsero verso la voce e videro Hulk avanzare, affiancato da Thundra e con in braccio Scorpia, che sembrava una bambina tra quelle braccia enormi. Più indietro seguivano i Fratelli di Guerra.

 

 

5.

 

 

              Solo pochi minuti prima la ragazza di nome Scorpia se la stava vedendo decisamente brutta ed era molto probabile che la sua ancor giovane vita sarebbe stata stroncata dalla punta di due spade quando il terreno tremò improvvisamente ed una voce tonante intimò:

-Lasciatela stare!-

              L’Incredibile Hulk era appena atterrato dopo uno dei suoi poderosi balzi portandosi dietro l’amazzone nota come Thundra.

              L’aliena dalla pelle rossa e la testa rasata, a parte una lunga treccia centrale che le scendeva lungo la schiena, che indossava un’armatura leggera che copriva solo lo stretto indispensabile ed un lungo mantello si rivolse al Gigante di Giada con voce dura:

-È una nemica ed ha rifiutato di arrendersi.-

-È anche mia figlia, Omaka. E chiunque voglia farle del male, quale che sia il motivo, dovrà vedersela con me, sono stato abbastanza chiaro?-

              Nel dire così Bruce Banner squadrò tutti i Fratelli di Guerra che alla fine abbassarono la testa e le armi, tranne Caiera che gli si inginocchiò davanti porgendogli la sua lancia:

-Perdonaci, Mio Signore, non conoscevamo la sua identità e sembrava ostile. Se deve esserci punizione per le nostre azioni, che sia io a subirla per tutti.-

              Difficile capire se Hulk fosse più sconcertato o divertito da quell’uscita, alla fine sorrise e disse:

-Nessuno verrà punito, avete agito come ritenevate giusto.- si rivolse a Scorpia -Ce la fai a rimetterti in piedi?-

-Sì.- rispose la ragazza alzandosi - ma il piede mi fa male.-

              Banner sogghignò e ribatté:

-Hiroim è un duro in più di un senso, ma se non ci sono fratture, ti rimetterai in breve tempo. Intanto non corriamo rischi.-

              La prese tra le braccia e la sollevò senza sforzo.

-Grazie.- mormorò lei.

-Di nulla- ora vieni: ti porto a conoscere tua sorella.-

-Cosa?-

              Hulk rise e raggiunse rapidamente il punto in cui si era appena svolto lo scontro con l’Agente Pratt. Non appena lo vide, She-Hulk l’apostrofò dicendo:

-Bruce, dove diavolo ti eri cacciato?-

-Io e Thundra abbiamo trovato il modo di appianare le nostre divergenze con reciproca soddisfazione, diciamo così.- rispose Banner ammiccando, poi indicò il mucchietto di cenere -Vedo che vi siete dati da fare anche voi durante la nostra assenza. È quel che rimane di Pratt? Non posso dire che mi dispiaccia -

-È quel che ho detto anch’io.- commentò Sandra Verdugo.

              La giovane agente si guardò intorno, poi disse:

-Suppongo che dovrei trattenervi tutti per essere interrogati, ma si dà il caso che sia ancora troppo debole per riuscirci da sola e che Pratt e Bomba A abbiano decimato l’organico degli agenti, quindi non potrò, mio malgrado, impedirvi di andarvene.-

              Doc Samson le si avvicinò e replicò:

-Sei una brava ragazza, Sandra.-

              Lei sorrise e ribatté:

-Se lo pensi davvero, Len, allora non mi conosci bene.-

              Lo abbracciò e lo baciò, poi si staccò da lui e scoppiò a ridere mentre lui sembrava decisamente imbarazzato. Angela Cleaver emise un paio di colpi di tosse.

              Rick Jones si affiancò a Hulk e gli sussurrò:

-Cos’è successo con Thundra?-           

              Banner sogghignò e rispose:

-Diciamo che ho dato il mio contributo per favorire la nascita di Lyra e non chiedermi di più, dopotutto sono un gentiluomo.-

              Di fronte alla faccia sconcertata di Rick, Banner rise divertito.

 

              Hulk e tutti i suoi amici se n’erano andati da un po’ e Sandra Verdugo era ancora in piedi a contemplare il palazzo federale semidistrutto chiedendosi che futuro l’aspettasse dopo questo disastro, quando un elicottero iniziò la manovra di atterraggio.

              Ne saltò giù una donna che indossava un tailleur color vino e vistosi occhiali, per tacere delle meche rosse sui capelli scuri.

              Avanzò verso di lei a passo di marcia ,poi si fermò e la squadrò con attenzione. Alla fine disse:

-Sono…-

-L’Agente Speciale Supervisore Victoria Hand.- completò l’altra abbozzando un sorriso -So che ci tiene che il suo grado sia citato correttamente.-

-Ed io sono stata avvisata che lei tende ad essere impertinente. Se pensa che avrò un occhio di riguardo per lei si sbaglia.-

-A dire il vero, penso che i suoi occhi sappiano esattamente dove guardare. Le piace quel che vede?-

              Victoria Hand avvampò, poi chiese:

-Cos’è successo qui?-

              Sandra Verdugo raccontò a Victoria, che nel frattempo era stata raggiunta da Thunderbolt Ross e dalla sua assistente, il Tenente dei Marines Annie Benedict, cos’era accaduto omettendo i particolari che riteneva superflui. Alla fine la donna commentò:

-Un bel pasticcio, ma direi che se ne possa fare una colpa a lei, Agente Speciale Verdugo: nessuno sospettava che l’Agente Speciale Pratt fosse un traditore ed ha fatto la fine che meritava.-

-Ma la missione è comunque fallita.- replicò la Verdugo.

-A volte capita, ma avrà un’altra occasione se accetta di entrare nella mia task force anti-Hulk.-

-Ci sto.- disse la giovane donna sorridendo.

 

              Mentre le due esperte esaminavano il cosiddetto Vaso di Pandora per stabilirne l’autenticità o meno, io avevo fatto alcune ricerche su Victoria Nutley Starr e quello che avevo scoperto non aveva senso.

-Speravi di trovare foto hot della sexy professoressa, Clay?- mi chiese, maliziosamente, Betty Ross.

              L’atteggiamento di Betty cominciava ad irritarmi. Non voglio dire che preferivo la timida ragazza che avevo conosciuto nei primi tempi, ma avrei preferito che fosse più discreta. Uno studio di Leonard Samson affermava che i raggi gamma oltre a provocare gli ovvi cambiamenti fisici portassero in superficie l’io interiore di chi ne era vittima. Se è davvero così, allora l’io interiore di Betty Ross era assolutamente privo di inibizioni.

-Stavo cercando notizie sulla nostra misteriosa professoressa Starr ma non ho trovato molto.- spiegai -La sua scheda dello S.H.I.E.L.D. è estremamente sintetica. Non riporta nemmeno la data di nascita.-

-Ed è normale?-

-Se Nick Fury dice che va bene, allora va bene, è così che funziona da noi.-

-Divertente.-

-Ho cercato notizie in rete ma a parte il suo curriculum all’U.C.L.A. non ho trovato nulla di rilevante. Mi sono imbattuto, però, in una Victoria Nutley Starr che è stata prima modella e poi giornalista per la rivista Beauty dal 1948 al 1958. Per essere una giornalista di moda finiva spesso coinvolta in casi di cronaca nera o insoliti.-

-Che intendi per insoliti?-

-Vampiri, licantropi e mostri vari.-

-Non mi stai prendendo in giro?-

-Così dice la rete. Sull’affidabilità delle voci non so che dire. Aveva un nomignolo, derivato dalle iniziali del suo nome, suppongo: Venere.-[8]

-Molto appropriato. C’è altro?-

-Sì; un’altra Victoria Nutley Star, stavolta a Berkeley durante il periodo delle proteste studentesche. Sai, i tempi del “Fate l’amore non la guerra”.-

-Uno slogan che la nostra amica prenderebbe alla lettera, suppongo.-

-Betty, sei incorreggibile.

-Grazie del complimento.-

-Ora guarda qui.-

              Sul display del mio starkphone apparvero due foto: uno mostrava una giovane donna bionda con un vestito a fiori tipicamente anni 50 e l’altra una donna bionda in bikini che usciva dall’acqua circa vent’anni dopo.

-Ok, sembrano gemelle.- ammise Betty -Ma se fosse sempre la stessa donna e fosse proprio quella che è là dentro, se li porterebbe davvero molto bene i suoi novanta e passa anni.-

-Potrebbe essere una nipote o, come Tyrannus, aver assunto un qualche preparato che rallenta l’invecchiamento.- ribattei.

-O essere una di quegli Eterni di cui ho letto: immortale e invulnerabile. Prima hai citato Tyrannus e se fosse una sua complice? Se fosse lei la She-Hulk Rossa di cui mi hai parlato?-

              Il pensiero mi aveva sfiorato in effetti, ma come per Betty stessa e chiunque altra, non c’erano prove. I miei ragionamenti furono interrotti dall’arrivo di Jeremiah Warrick e delle professoresse Starr e Di  Cosimo.

-Dunque?- chiese, curiosa, Betty.

-È il vaso autentico.- disse la bionda e mi sorrise.

              Dal suo sguardo ebbi la sensazione che sapesse benissimo che avevo fatto delle ricerche su di lei e cosa avevo scoperto, ma forse ero solo paranoico.

-In virtù di certi accordi…- disse Warrick -… stiamo negoziando la restituzione agli aventi diritto.-

-Ma se non ricordo male, i legittimi proprietari erano gli dei greci.- intervenne ancora Betty.

-Il Titano Epimeteo e sua moglie Pandora appunto.- precisò la Starr -Non vedo il problema.-

              Non lo vedevo neanch’io e proprio per questo mi resi pienamente conto di una cosa: che fosse oppure no la She-Hulk Rossa, Victoria Nutley Starr era lei un problema e stava a me scoprire di che natura.

 

 

EPILOGO UNO

 

 

              Clay Quartermain prende un profondo respiro e dice ai tre uomini e le due donne seduti davanti a lui:

-E con questo, ho finito.-

              È ad una seduta del comitato di controllo dell’ONU sullo S.H.I.E.L.D. composto da un membro per ciascuno dei cinque paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza.

-Come sarebbe a dire che è tutto?- ribatte la delegata britannica -Il suo resoconto è stato impreciso e vago in alcuni punti. In più racconta eventi a cui non ha assistito con tanto di dialoghi. Perfino la sequenza temporale di certi eventi non torna completamente. Come la mettiamo?-

-Ho raccontato le cose come le ricordavo ed ho cercato di dare un ordine agli altri rapporti che ho letto. Ammetto di essermi preso qualche licenza narrativa, mia madre diceva che avrei dovuto fare lo scrittore, ma le cose sono andate sostanzialmente come ho scritto nel rapporto e ribadito in quest’audizione, posso giurarlo. Gli altri che hanno detto?-

-Differiscono per qualche particolare secondario ma nulla di rilevante. Io per principio diffido delle testimonianze troppo simili, è più facile che siano false.- risponde il delegato americano poi aggiunge -Se non ci sono altre domande, io congederei l’Agente Quartermain.-

-Per me va bene.- dice la delegata cinese

              Anche il delegato russo e quello francese si dichiarano d’accordo. Clay Quartermain si congeda da tutti loro ed esce in un corridoio in cui l’aspetta Betty Ross.

-Com’è andata?- gli chiede

-Bene, credo.- risponde lui -Suppongo che non richiederanno la mia testa. Al massimo mi faranno trasferire in Antartide.-

-Ne dubito. Nick Fury sa quanto vali e la tua esperienza con gli Hulk è molto preziosa ora che si sono moltiplicati.-

-A proposito, hai intenzione di rivedere Bruce?-

              Betty scuote il capo in segno di diniego.

-Non per adesso. Devo capire ancora cosa fare della mia vita e decidere se voglio rimanere sposata con lui.-

-Saprà presto che sei ancora viva ed allora dovrai affrontarlo per forza -

-Ci penserò quando verrà quel momento -

-Lo stesso vale per tuo padre, lo sai.-

-Con lui è … più complicato.-

-Lo hai sentito?-

-Ha provato a mettersi in contatto con me ma non gli ho risposto.-

              Escono insieme dall’edificio noto in tutto il mondo che ospita il Segretariato Generale delle Nazioni Unite e Clay chiede ancora:

-E noi?-

              Betty gli accarezza una guancia e replica:

-Noi? Ci siamo divertiti insieme e forse lo faremo ancora, ma per adesso le nostre strade si dividono. Addio Clay.-

              Betty si allontana verso un’auto con i vetri oscurati ed i contrassegni dello S.H.I.E.L.D. che l’attende poco lontano.

              È a metà strada quando estrae il telefono cellulare e compone rapidamente un numero:

-Sono io, sì, la linea è sicura. Ce l’ho. È stato ridicolmente facile, a parte qualche complicazione di cui ti parlerò di persona. A presto.-

              Interrompe la comunicazione e sorride soddisfatta.

 

 

EPILOGO DUE

 

 

              Il Brigadiere Generale Reginald Fortean è decisamente sorpreso nel vedere un’auto nera ferma davanti a casa sua. Niente contrassegni quindi non è governativa o sì?

              Fortean parcheggia, scende dalla sua auto dopo aver estratto la pistola d’ordinanza e si avvicina all’auto con fare guardingo.

              Uno dei finestrini oscurati si abbassa ed una voce femminile dice:

-Non abbia paura, Generale Fortean, nessuno intende farle del male.-

-Io non ho paura di nessuno.- ribatte Fortean

              Si avvicina alla limousine e ne spalanca di scatto lo sportello posteriore. All’interno una donna bionda molto attraente siede comodamente con le gambe accavallate.

-Non ha bisogno di quella pistola, Generale.- dice sorridendo -Non ho cattive intenzioni, mi creda.-

              Fortean la guarda attentamente ed esclama:

-Lei è…-

-Non ha importanza chi sono, ciò che conta è che sono qui per offrirle ciò che menti limitate le hanno negato: l’opportunità di distruggere l’Hulk Rosso.-

 

 

EPILOGO TRE

 

 

              Se l’uomo dall’impeccabile completo bianco ha un altro nome, ormai lo ha probabilmente dimenticato anche lui, adesso è abituato a sentirsi chiamare solo Paride.

              Nel suo appartamento privato nel rifugio segreto dell’organizzazione chiamata Pantheon, contempla la donna davanti a lui: alta, fisico scolpito, curve nei punti giusti, lunghi capelli che le ricadono sui seni e lungo la schiena e soprattutto la pelle color rosso scarlatto.

-E così…- dice Paride -… la tua prima uscita pubblica è stata un successo.-

-Non esattamente.- replica la She-Hulk Rossa -C’è stata l’interferenza di Clay Quartermain.-

-Se vai a stuzzicare lo S.H.I.E.L.D. a casa sua, un minimo di guai devi aspettarteli. Ciò che conta è che hai brillantemente superato il tuo test finale. Quegli sciocchi dei miei compagni credono davvero che Jim Wilson sia stato l’unico soggetto di un esperimento andato male. Non immaginano che fosse una cavia, un test nella via per creare te, il maggiore successo della mia equipe scientifica.-

-Mi lusinghi.- dice la donna.

-Non ho bisogno di lusingarti: col tuo potere ed il mio ingegno nulla e nessuno potrà fermarci.-

              La She-Hulk Rossa sorride.

 

 

FINE?

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

              Fine di un episodio anomalo principalmente per lo stile in cui è stato scritto e devo ammettere che mi sono divertito nella sua stesura.

              Ma veniamo alle note:

1)        Victoria Nutley Starr altri non è che la dea Venere così come adattata per la allora Timely Comics su Venus #1 datato agosto 1948 ad opera di un ignoto sceneggiatore e del disegnatore Lin     Streeter. La rivedremo? Potete scommetterci.

2)        Che segreti nasconde Betty Ross?  Chi ha chiamato uscendo dalle Nazioni Unite? Abbiate pazienza e presto lo saprete… forse. -_^

3)        Chi è la misteriosa donna che ha contattato Reginald Fortean? Per il momento la sua identità resta un segreto ma chissà che non abbiate dei sospetti? -_^

4)        Abbiamo conosciuto la fidanzata di cui Victoria Hand aveva parlato qualche numero fa e per ora sappiamo solo il suo nome, Isabelle, e che è un agente dello S.H.I.E.L.D., posso anche dire che è molto liberamente basata su un personaggio apparso ad opera di Brian Michael Bendis & Mike Deodato Jr. su Dark Avengers #11 datato gennaio 2010 e non solo. Rivedremo anche lei? Chissà?

5)        Chi è la She-Hulk Rossa e quali sono i piani di Paride? Lo scoprirete solo leggendo. -_^

              Nel prossimo episodio: i segreti di Sandra Verdugo, conflitti di giurisdizione tra S.H.I.E.L.D. ed F.B.S.A. e non solo e Hulk affronterà il suo peggiore incubo.

 

 

Carlo



[1] Attuale Direttore del F.B.S.A.

[2] Come visto nell’ultimo episodio.

[3] Portato sempre nell’ultimo episodio.

[4] University of California Los Angeles.

[5] Chi non ha mai visto il cartone animato in questione non può capire. -_^

[6] Advanced Ideas of Destruction.

[7] È cortesia rivolgersi agli ufficiali in congedo con il grado più alto che hanno raggiunto.

[8] Venus in Inglese ed ancor prima in Latino.